La cultura come motore per il benessere della comunità
Venerdì 25 ottobre al Palazzo di Sociologia – Un convegno dedicato al valore dei festival e delle organizzazioni culturali per la crescita della cittadinanza e la vitalità dei territori. Presentazione dei risultati di un’indagine UniTrento.
Anche le attività culturali, le rassegne e le manifestazioni storico-artistiche possono contribuire alla costruzione di una comunità coesa, rafforzarne i valori identitari, creare spazi di innovazione e condivisione sociale. Promuovere conoscenza ed essere motore di sviluppo economico per il territorio. Lo dimostrano i risultati di una ricerca coordinata da Silvia Sacchetti, docente di imprenditorialità e amministrazione delle organizzazioni di terzo settore al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e studiosa di economia della cultura.
I dati preliminari di questo lavoro sono stati illustrati in occasione del seminario “Economia sociale, cultura e sviluppo di comunità” tenutosi il 25 ottobre in aula Kessler del Palazzo di Sociologia.
L’indagine:
Lo studio, realizzato con il contributo della Fondazione Caritro, mette in relazione lo sviluppo umano e territoriale con le attività di produzione culturale. Ha indagato alcune delle iniziative culturali più longeve e consolidate del panorama culturale Trentino, come il festival internazionale di danza Oriente Occidente, il RAM film festival e il festival Contavalle. Oltre a queste, ha preso in considerazione due festival extra provinciali: la rassegna modenese di cortometraggi Ennesimo Film Festival e la manifestazione musicale Cantiere Internazionale d’Arte che si svolge a Montepulciano (Siena).
Il team di ricerca è composto da studiosi italiani ed europei.
I festival – questa l’ipotesi di partenza degli autori – hanno assunto rilevanza come contesti capaci di creare opportunità per il territorio e per le comunità locali in termini di facilitazione dell’accesso agli eventi culturali, sviluppo della relazionalità, apertura alla diversità, internazionalizzazione. Fattori capaci di rendere un luogo attrattivo rispetto allo sviluppo integrato delle persone, ma anche di interesse per l’avvio di attività economiche compatibili con il concetto di bellezza insito nell’idea stessa di cultura e di arte, e dunque sostenibili e rispettose dell’ambiente circostante. Questi eventi hanno assunto un’importanza sempre crescente, anche nei contesti più isolati. Nello studio infatti si analizzano le implicazioni dei festival come imprese di comunità che possono aiutare, soprattutto in aree rurali, a rendere meno evidenti gli effetti della polarizzazione centro-periferia.
I ricercatori hanno esaminato le caratteristiche che permettono ai festival di persistere, cambiare, crescere, coinvolgere pubblici diversi; quali risorse attivano queste manifestazioni, in termini di competenze, lavoro, volontariato, relazioni, spazi fisici, risorse monetarie e che opportunità offrono; il ruolo della co-produzione pubblico privato nel settore culturale.
Il convegno:
La presentazione dell’indagine è stata il filo conduttore di due tavole rotonde che si sono alternate nel corso dell’incontro.
Nella prima tavola rotonda è stato affrontato il tema dei festival culturali interpretati come organizzazioni di comunità e spazi pubblici dove sperimentare partecipazione e creatività, creare beni relazionali, incoraggiare la partecipazione alla cultura intesa come elemento capacitante per le persone. Sono intervenuti i rappresentanti di diverse realtà culturali italiane per raccontare le loro esperienze: Tommaso Pasquini organizzatore della rassegna Contavalle, Federico Ferrari di Ennesimo Film Festival e Lorenzo Bui del Cantiere internazionale d’Arte; Lorenzo Piccoli e Lorenzo Mizzau, rispettivamente dell’Università di Trento e dell’Università di Genova; la direttrice della Fondazione Museo civico di Rovereto Alessandra Cattoi.
Di volontariato culturale come connettore sociale, gestione delle risorse culturali, diritti di chi lavora in questo settore e sviluppo rurale promosso dalle organizzazioni che si occupano di arte e cultura si è parlato nella seconda tavola rotonda. Un’occasione per ascoltare le testimonianze di chi da tempo porta in scena il teatro amatoriale e sostiene i circoli culturali e ricreativi in Trentino, come Gino Tarter che è presidente delle Compagnie Filodrammatiche associate e Marina Mattarei, presidente della Federazione dei Circoli culturali e ricreativi del Trentino. Con loro anche Mario Diani, che ha presentato i risultati di alcune recenti indagini, e Matteo Gaudiello dell’Università di Trento, Federica Viganò della Libera Università di Bolzano, Andrea Salustri dell’Università di Roma la Sapienza e la presidente della Fondazione Centro Studi Doc Chiara Chiappa. Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Claudio Martinelli, presidente del Conservatorio Bonporti di Trento.
L’iniziativa rientra nelle attività previste dal protocollo d’intesa Unicittà firmato da Università di Trento e Comune di Trento per garantire una maggiore integrazione e collaborazione tra la comunità cittadina e quella universitaria. È stata inserita inoltre nel programma “Trento, capitale del volontariato”.
La locandina:
Gli interventi: