Cori

Responsabile scientifico: Mario Diani (Università di Trento), Silvia Sacchetti (Università di Trento)

Collaboratore: Luigi Schiavo (Università di Firenze), Tommaso Trulli (Università di Trento)

Nel corso del 2023 la Federazione dei cori del Trentino ha promosso insieme al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento uno studio dei coristi, delle loro caratteristiche principali, delle loro motivazioni. La ricerca si basa sull’approccio e la metodologia sviluppata per la ricerca sul volontariato culturale nei lavori precedenti degli autori.[1] Sono stati raccolti oltre 1,800 questionari (di cui 1607 completi), ben distribuiti su tutto il territorio provinciale.

Chi sono i coristi?

L’attività corale vede ancora una marcata prevalenza degli uomini (60%) rispetto alle donne (39%), senza dimenticare chi si identifica come non binario (meno dell’1% del totale). Si tratta di una presenza particolarmente marcata, tenendo conto che secondo i dati dell’indagine Aspetti della vita quotidiana condotta dall’ISTAT nel 2020 i maschi impegnati in associazioni culturali e ricreative in regione Trentino – Alto Adige non eccedevano il 53%. Peraltro, il dato dipende esclusivamente dalla rilevanza sul territorio dei cori alpini, il cui repertorio non richiede voci femminili, in cui risulta impegnato il 42% di chi ha risposto all’indagine risulta impegnato in quel tipo di formazioni; le altre formazioni corali risultano composte per oltre due terzi da donne (68%), senza differenze significative per gruppi di età. Guardando alle singole comunità si può notare un maggiore coinvolgimento degli uomini nell’attività corale in quasi tutte le valli trentine, in particolare nelle valli di Primiero e di Fiemme e sull’altopiano della Paganella, dove i complessi corali sono quasi esclusivamente a trazione maschile. L’Alta Valsugana e la Val d’Adige vedono invece una presenza bilanciata di uomini e donne, mentre nella Rotaliana la partecipazione femminile supera nettamente quella maschile.

Le differenze sono meno marcate se si guarda all’assunzione di ruoli di responsabilità all’interno dei vari complessi corali. Merita notare che l’8% di chi ha risposto all’indagine non sembra praticare l’attività di corista, concentrandosi invece su altre attività, artistiche o gestionali; in generale, la partecipazione in comitati direttivi o l’assunzione della presidenza del coro vede soltanto una lieve e poco significativa sovra-rappresentazione di maschi; le differenze di genere sono invece significative nel caso della direzione del coro, ruolo assunto soprattutto da maschi.

Nel complesso, il profilo dei coristi che emerge dall’indagine presenta sia elementi di convergenza che di differenza rispetto a quello di chi in regione segue le attività delle associazioni culturali e del tempo libero. Condivide con quest’ultimi livelli d’istruzione più elevati rispetto al resto della popolazione, e una quota più alta di occupati a tempo pieno. Si distingue invece per una presenza maschile più marcata, soprattutto nelle vallate; per un’età media superiore, e per una posizione di stato civile più consolidata. Tratti, questi, coerenti con un tipo di attività associativa, quella corale, che è fortemente radicata nella tradizione del territorio, e su cui incide in particolare il grande peso dei cori alpini.

Le motivazioni dei coristi

Cosa ha spinto le persone a unirsi ai complessi corali? E quali motivazioni sostengono nel corso degli anni la loro partecipazione alle attività promosse dal proprio coro? A giocare un ruolo determinante nell’unirsi ai vari complessi corali siano state principalmente le motivazioni di appartenenza e relazionali, piuttosto che i fattori esterni. In particolare, i coristi sembrerebbero essere stati fortemente spinti dal desiderio di socialità, dall’opportunità di condividere la passione per il canto e di partecipare attivamente agli eventi organizzati dai complessi corali, tre fattori che hanno fatto registrare complessivamente il punteggio medio più alto. Tra le motivazioni comunque importanti rientrano anche la motivazione individuale in termini di opportunità di crescere individualmente come cantante e ampliare più in generale il proprio bagaglio culturale. Al contrario, la reputazione del coro sul territorio e le aspettative nutrite dalla propria cerchia sociale non sembrano aver esercitato una particolare pressione sui coristi nel maturare la loro decisione. In definitiva, l’analisi complessiva dei dati rivela che il desiderio dei coristi di prendere parte all’attività corale sia scaturito principalmente dalla volontà d’instaurare legami significativi in un luogo in cui la passione per il canto funga da collante anche attraverso l’esibizione in eventi pubblici. Non sono da trascurare, tuttavia, quell’insieme di ragioni che solitamente spingono le persone a iscriversi a organizzazioni caratterizzate dall’insegnamento della musica, legate alla possibilità di crescita personale.

L’indagine ha inoltre messo in risalto come le motivazioni dei coristi non solo non si siano affievolite nel corso degli anni, ma abbiano persino registrato un notevole aumento rispetto al momento in cui si erano iscritti per la prima volta.

Una serie di domande era poi volta a misurare il coinvolgimento dei coristi e la loro partecipazione sul piano delle scelte associative, nonché l’offerta formativa messa a disposizione dall’associazoine. Si suppone una relazione positiva tra coinvolgimento e persistenza motivazionale. Un’analisi multivariata suggerisce che il coinvolgimento organizzativo e la formazione culturale hannoun impatto positivo sul livello di coinvolgimento dei soci nel corso degli anni. In particolare, l’introduzione di un modello incentrato su processi di apprendimento autogestiti o comunque con una forte impronta diretta dei coristi, sembra essere in grado di mantenere costante o persino aumentare nel tempo il loro interesse nei confronti dell’attività corale.

Si sono analizzati poi gli esiti dell’attività corale sull’esperienza personale dei propri affiliati e la loro relazione con la persistenza delle motivazioni. La sfera relazionale definisce il grado in cui il coro assolve al compito di configurare nuovi legami e rafforzare quelli già esistenti, instillando negli affiliati un autentico senso di appartenenza alla comunità corale. Per rilevare questa dimensione sono state utilizzate come indicatori: il senso di appartenenza al coro (media 3.57); le amicizie consolidate all’interno del coro (media 3.07); il rafforzamento dei legami durante il lockdown (media 2.58); e infine, la possibilità di visitare nuove località (media 2.9). Nel complesso, l’attività corale riesce a infondere nei partecipanti un forte senso di appartenenza, il superamento della paura di esibirsi in pubblico, il miglioramento della propria creatività al di fuori dell’ambito musicale  (un risultato simile si riscontra nel volontariato badistico). La dimensione personale dell’esperienza si affianca allora a quella organizzativa nell’assicurare la continuità dell’impegno.

Un terzo insieme di fattori che può influenzare la continuità nelle motivazioni ha a che fare con il livello complessivo di soddisfazione dei coristi rispetto al rapporto con la direzione artistica; alle scelte del comitato direttivo e del presidente; all’organizzazione delle esibizioni in pubblico;  all’organizzazione delle prove, e degli eventi; ai progressi personali nel canto; e infine, alla qualità degli spazi dove provare e dove esibirsi.

Vi è inoltre un’ampia soddisfazione dei coristi nel valutare i complessi corali come luoghi di aggregazione, in cui è facile intessere legami significativi e duraturi.

Una governance attenta a promuovere attività di formazione in linea con le preferenze culturali dei propri associati, utilizzando anche forme organizzative inclusive dei coristi, genera una larga soddisfazione tra gli associati e favorisce la crescita personale. Questa combinazione di fattori non può che produrre degli effetti positivi nel lungo periodo sulle motivazioni dei soci.

Il fatto di lavorare a tempo pieno è emerso avere un effetto negativo sul persistere delle motivazioni dei coristi. Contrariamente agli impegni familiari e legati ai ruoli genitoriali, lavorare a tempo pieno sembra ostacolare in qualche modo la piena fruizione dell’esperienza corale, a differenza di coloro che dispongono di più tempo libero. In linea con questi risultati, il titolo di laurea assume una connotazione del tutto nuova se posto in relazione con gli occupati a tempo pieno, suggerendoci che coloro che svolgono professioni qualificate sono più inclini ad allentare il loro contributo nei cori, per via degli impegni lavorativi.

Conclusioni

Quali indicazioni possiamo trarre da questi risultati? In linea generale, l’indagine evidenzia un consistente aumento delle motivazioni tra i coristi. Questo risultato non sembra essere condizionato dall’impegno personale settimanalmente richiesto dalle sezioni dei cori, considerato che, quando lo si è posto in correlazione coi diversi livelli di resilienza, i risultati hanno sottolineato delle evidenti discrepanze. In particolare, è emerso come il numero di prove fosse più elevato tra coloro che dichiaravano livelli di persistenza motivazionale minori. L’analisi multivariata, che tiene conto delle reciproche influenze tra i diversi fattori in gioco, ha fornito un quadro più dettagliato dei fattori latenti che condizionano l’andamento della resilienza dei coristi nel corso del tempo. Tra i vari modelli proposti, il più ricorrente ha mostrato come i livelli di resilienza motivazionale tendono ad aumentare quando i cori adottano un modello organizzativo del tutto simile alle comunità di pratica, dove la co-determinazione delle decisioni crea una sinergia tra coloro che ricoprono ruoli apicali e semplici coristi, innescando in questo modo processi reali di condivisione delle conoscenze (formazione culturale). Promuovere questa tipologia di contesto organizzativo genera come diretta conseguenza un aumento del livello generale di soddisfazione per come vengono gestite le attività amministrative e artistiche delle sezioni (attività organizzative e artistiche) e della crescita personale (esiti), con notevoli effetti positivi anche sui livelli di resilienza.

Combinando lo status di lavoratore a tempo pieno con quello di laureato, la cui qualifica continua a esercitare un effetto negativo sulla resilienza, i dati sembrerebbero suggerire che la promozione di questo ambiente organizzativo non si adatti bene a coloro che svolgono lavori a tempo pieno e altamente qualificati. Un risultato che, tutto sommato, pare in linea con le difficoltà che le persone solitamente incontrano quanto provano a conciliare i tempi di lavoro con quelli dedicati alle attività culturali. Al di là di questa possibile interpretazione, l’impressione complessiva è che gli elementi che influenzano positivamente le motivazioni dei coristi continuino a rispecchiare in larga misura le aspettative iniziali maturate dagli stessi, quando decisero di aderire per la prima volta a un complesso corale.

Metodo

La raccolta dei dati si è svolta nei mesi di Gennaio e Febbraio 2023 tramite la somministrazione di un questionario online, distribuito attraverso la piattaforma LimeSurvey, e ha coinvolto tutte le sezioni regolarmente affiliate alla Federcori. Il questionario è stato strutturato su quattro dimensioni analitiche, il cui scopo era teso a esplorare: (a) le abitudini degli iscritti all’interno dei cori, (b) le motivazioni e i valori considerati fondamentali dai coristi nell’ambito delle attività svolte nei complessi, (c) gli elementi organizzativi che caratterizzano la vita delle varie sezioni, e infine (d) i profili socio-demografici degli affiliati alla Federcori. Dei 187 cori presenti sul territorio hanno risposto all’indagine membri di 148 gruppi, registrando un totale di 1815 questionari. Come si evince dalla figura A1, la rilevazione ha coperto l’intero territorio trentino, facendo registrare un tasso di partecipazione particolarmente elevato in Val d’Adige (346 questionari), Alta Valsugana (218 questionari), e Vallagarina (194 questionari), che si assestano rispettivamente al 19%, 12% e 11% dell’intero campione; più modesto, invece, il contributo nella zona di Paganella, dove si è riusciti a collezionare soltanto 9 questionari – questi dati vanno comunque rapportati alle dimensioni della popolazione presente nella zona.

Il tasso di partecipazione all’indagine da parte dei coristi è variato in misura sensibile tra i vari complessi. Una quota consistente di cori ha collezionato al proprio interno fino a un massimo di 5 questionari (28%). Poco meno di un quinto dei cori (18%) si è caratterizzato invece per un’ampia partecipazione dei propri membri (da 21 a fino a 36).  Praticamente identica (17%) la percentuale dei cori con un numero di questionari compilati tra 16 e 20 ; il restante 37% ne ha invece raccolti tra 6 e 16. Peraltro, quando si valuta il livello di partecipazione interna in relazione al singolo coro, è sempre opportuno tenere a mente la diversità delle dimensioni dei vari complessi.

Figura A1. Distribuzione territoriale delle risposte nelle comunità di valle della provincia di Trento. I valori si riferiscono alle frequenze assolute (N=1815).

English abstract

In general, the research results indicate a consistent increase in motivation among choristers. This result does not seem to be affected by the personal commitment weekly required by choir reharsal sections, considering that when correlated with different levels of resilience, the results pointed to clear discrepancies. In particular, it was found that the number of trials was higher among those reporting lower levels of motivational persistence. Multivariate analysis, which takes into account the mutual influences among the different factors involved, provided a more detailed picture of the latent factors conditioning the choristers’ resilience performance over time. Among the various models proposed, the most recurrent one showed how levels of motivational resilience tend to increase when choirs adopt an organizational model quite similar to communities of practice, where co-determination of decisions creates a synergy between those in apex roles and ordinary choristers, thus triggering real processes of knowledge sharing (cultural upskilling). Promoting this type of organizational setting generates as a direct consequence an increase in the overall level of satisfaction with how the administrative and artistic activities (organizational and artistic activities) and personal growth (outcomes) are organised, with significant positive effects on levels of resilience as well.

Combining full-time worker status with graduate status, whose qualification continues to exert a negative effect on resilience, the data would seem to suggest that the promotion of this organizational environment does not fit well with those in full-time, highly skilled jobs. A result that, on balance, seems to be in line with the difficulties people usually face when trying to balance work time with time devoted to cultural activities. Beyond this possible interpretation, the overall impression is that the elements that positively influence choristers’ motivations continue to largely reflect the initial expectations accrued by them when they first decided to join a choral ensemble.

Keywords: choirs, motivations, organizational structure and participation, social capital, cultural volunteering


[1] Si vedano in particolare: Silvia Sacchetti e Mario Diani, “Il senso di fare banda: Le bande musicali all’interno della comunità trentina,” Euricse Working Papers (Trento, 2022), SSRN: https://ssrn.com/abstract=4238718. Sacchetti, S., & Catturani, I. (2021). Governance and different types of value: A framework for analysis. Journal of Co-operative Organization and Management, 9(1), 100-133. Tortia, Ermanno; Sacchetti, Silvia, & Valentinov, Vladislav (2020). The ‘protective function’of social enterprises: Understanding the renewal of multiple sets of motivations. Review of Social Economy, 78(3), 373-410. Sacchetti, S. (2013). Motivational resilience in the university system. In Sugden, Roger. et al. (Eds) Leadership and Cooperation in Academia: Reflecting on the Roles and Responsibilities of University Faculty and Management. Edward Elgar Publishing, 107-127.